L’identificazione nella psicologia delle masse: pulsioni sessuali inibite nella meta
Nella psicologia delle masse, l’identificazione rapprensenta il legame emotivo che nasce dalla mancanza di legami libidici.
“Nella teoria psicoanalitica delle nevrosi ci siamo finora occupati del legame che hanno con i loro oggetti le pulsioni amorose, le quali ancora perseguono mete sessuali dirette”.
“Nella massa non può essere questione di mete sessuali di questo genere. Abbiamo invece a che fare con pulsione amorose che, senza per questo operare meno energicamente, risultano deviate rispetto alle loro mete originarie”.
Desidereremmo però sapere anche se questa forma di investimento oggettuale (…) rappresenti l’unica forma di legame emotivo con un’altra persona”.
“Di fatto dalla psicoanalisi apprendiamo che esistono anche altri meccanismi che danno luogo a un legame emotivo, le cosiddette identificazioni (1821:282).
Processi di identificazione nella psicologia delle masse. La formazione di un sintomo nevrotico: 3 casi
1) “L’identificazione è quella derivante dal complesso edipico (…) esprime l’amore oggettuale” .
2) “L’identificazione è subentrata al posto della scelta oggettuale, e la scelta oggettuale è regredita fino all’identificazione” (1821 :288).
3) “C’è un terzo caso, particolarmente frequente e importante, di formazione del sintomo: quello in cui l’identificazione prescinde interamente dal rapporto oggettuale con la persona copiata” (1921:295).
“In un primo luogo l’identificazione è la forma più originaria di legame emotivo con un oggetto; in secondo luogo essa può diventare, per via regressiva, il sostituto di un legame oggettuale libidico in certo modo mediante introiezione dell’oggetto nell’Io; in terzo luogo essa può sorgere in rapporto a qualsiasi aspetto posseduto in comune –e in precedenza non percepito- con una persona che non è oggetto delle pulsioni sessuali. Quanto di più significativo è tale aspetto posseduto in comune, tanto più riuscita deve poter diventare questa identificazione parziale, così da corrispondere all’inizio di un nuovo legame.
Identificazione nella psicologia delle masse e legame libidico
“Siamo già in grado di intuire che il legame reciproco tra gli individui componenti la massa ha natura di quest’ultima identificazione dovuta a un’importante comunanza affettiva; e possiamo supporre che questa comunanza sia data dal tipo di legame che si stabilisce con il capo” (1921:296-297).
Identificazione e introiezione. L’Io diviso
1) “La genesi dell’omosessualità maschile è in gran numero di casi la seguente (…) l’identificazione con l’oggetto abbandonato o perduto, intesa a sostituirlo, l’introiezione di tale oggetto nell’Io” (1921: 296-297).
2) Un altro esempio di tale introiezione dell’oggetto ci è stato offerto dall’analisi della melanconia (…). L’ombra dell’oggetto è caduta sull’Io. L’introiezione dell’oggetto è qui assolutamente evidente. Queste melanconie ci mostrano però anche qualcosa d’altro (…) ci mostrano l’Io diviso, scisso in due parti, una delle quali infierisce sull’altra. Quest’altra parte è quella modificata dall’introiezione, è quella che include l’oggetto perduto (…) ipotesi che nel nostro Io si sviluppi un’istanza suscettibile di separarsi dal resto dell’Io e di entrare con esso in conflitto. L’abbiamo chiamata ‘Ideale dell’Io’ e le abbiamo attribuito come funzioni l’autosservazione, la coscienza morale, la censura onirica e l’influsso determinante nel processo di rimozione (…) essa è l’erede del narcisismo originario, nel quale l’io del bambino bastava a se stesso (1921: 297-298).
Vicissitudini dell’Io nell’innamoramento
“Nel quadro di questo innamoramento ci ha colpito (…) il fenomeno della sopravvivenza sessuale, il fatto cioè che l’oggetto amato sfugga entro certi limiti alla critica (…) la tendenza che qui falsa il giudizio è quella dell’ ‘idealizzazione’ (…) l’oggetto viene trattato alla stregua del proprio Io (…) pertanto nello stato di innamoramento una quantità notevole di libido narcisistica deborda dall’oggetto. In talune forme di scelta amorosa salta addirittura agli occhi che l’oggetto serve a sostituire un proprio, non raggiunto, ideale dell’Io.
“Se la sopravvalutazione sessuale dell’innamoramento aumentano ulteriormente (…), l’Io diventa sempre meno esigente, più umile, l’oggetto diventa sempre più magnifico, più prezioso, fino a impossessarsi da ultimo dell’intero amore che l’Io ha per sé, di modo che, quale conseguenza naturale, si ha l’autosacrificio dell’Io. L’oggetto ha per così dire divorato l’Io (…).
Contemporaneamente a tale ‘dedizione’ dell’Io all’oggetto (…) le funzioni conferite all’ideale dell’Io vengono interamente meno. La critica esercitata da tale istanza tace (…). L’intera situazione può venire compendiata in una formula: l’oggetto si è messo al posto dell’ideale dell’Io”. (1921: 301)
Innamoramento e identificazione nella psicologia delle masse: le diverse sorti dell’Io
“Nel primo caso (identificazione), l’Io si è arricchito delle qualità dell’oggetto, essendoselo, per usare l’espressione di Ferenczi, introiettato; nel secondo caso (innamoramento), l’Io si è impoverito, ha sacrificato se stesso all’oggetto, ha messo quest’ultimo al posto della parte più importante di se stesso. Ad una considerazione più attenta risulta però subito che tale descrizione rispecchia contrasti che non esistono. Dal punto di vista economico l’alternativa non è l’impoverimento o l’arricchimento; è possibile descrivere anche l’innamoramento estremo affermando che l’Io si è introiettato l’oggetto.
Un’altra distinzione coglie forse meglio l’essenziale. Nel caso dell’identificazione l’oggetto è andato perduto o è stato abbandonato, esso viene poi ricostituito nell’Io, l’Io si modifica parzialmente secondo il modello dell’oggetto perduto. Nell’altro caso l’oggetto si è serbato e come tale viene sovrainvestito da parte e a spese dell’Io. Ma anche così sorge un dubbio.
È certo che l’identificazione presuppone l’abbandono dell’investimento oggettuale? Non può esistere identificazione qualora l’oggetto venga conservato? (…) possiamo intravedere un’altra alternativa, che contiene in sé l’essenziale di questo stato di cose, quale tra il collocare l’oggetto al porto dell’Io e il collocarlo al porto dell’ideale dell’io” (301-302).
Innamoramento e ipnosi. Impulsi sessuali inibiti e non inibiti nella meta
“Dallo stato di innamoramento all’ipnosi il passo, evidentemente, non è lungo. Le concordanze saltano agli occhi: la stessa umile sottomissione, la stessa arrendevolezza, la stessa assenza di senso critico nei confronti dell’ipnotizzatore così come nei confronti dell’oggetto amato; la stessa cessazione di ogni iniziativa personale; è indubbio che l’ipnotizzatore è intervenuto prendendo il posto dell’ideale dell’Io (1921: 302).
D’altra parte (…) la relazione ipnotica è (…) una formazione collettiva a due (…). In realtà l’ipnosi non è un buon termine di paragone con una formazione collettiva, perché piuttosto è identica a questa. Di ciò che costituisce la complicata compagine della massa essa isola per noi un elemento: il comportamento del singolo membro nei confronti del suo capo (1921: 303).
L’ipnosi si distingue dalla formazione collettiva per questa limitazione del numero, e al tempo stesso si distingue dall’innamoramento per l’assenza di impulsi sessuali diretti.
Per conseguenza essa si colloca in una posizione intermedia fra i due. È interessante notare come proprio gli impulsi sessuali inibiti nella meta producano legami così duraturi tra gli uomini (…) mentre gli impulsi sessuali non inibiti vanno soggetti ad una riduzione straordinaria ad opera della scarica” (1921:303).
Processo di identificazione nella psicologia delle masse e ‘Ideale dell’Io’
Formula della costituzione libidica di una massa.
“Siamo pienamente in grado di enunciare la formula della costituzione libidica di una massa , se non altro di una massa (…) tale (…) da avere un capo e da non essere riuscita ad acquistare in seconda istanza, grazie ad una più elevata ‘organizzazione’, le caratteristiche di un individuo. Una tale massa primaria è costituita da un certo numero di individui che hanno messo un unico medesimo oggetto al posto del loro Ideale dell’lo e che pertanto si sono identificati gli uni con gli altri nel loro Io” (1921:303).
“L’uomo è un animale che vive in un’orda guidata da un capo supremo”
“Il senso sociale poggia (…) sul volgersi di un sentimento inizialmente ostile in un attaccamento caratterizzato in senso positivo, la cui natura è quella dell’ identificazione (…); tale rovesciamento appare compiersi sotto l’influsso di un comune legame di tenerezza istituito con una persona estranea alla massa” (1921:309).
“Chiesa ed esercito (…) il loro presupposto è che tutti vengano amati alla stessa maniera da un solo individuo, il capo (…); però l’esigenza di uguaglianza della massa vale soltanto per i singoli membri, non per il capo. Tutti i singoli devono essere uguali tra loro, ma tutti quanti vogliono essere dominati da uno solo. Molti uguali che possano identificarsi l’un l’altro, e uno soltanto che li sovrasti: questa è la situazione che troviamo attuata nella massa capace di sopravvivere (…) l’uomo è (…) un animale che ive in orda, un essere singolo appartenente a un’orda guidata da un capo supremo” (1921:309)
L’orda primordiale. Il padre primigenio
“La psicologia di questa massa (…) corrisponde a uno stato di regressione a un’attività psichica primitiva in tutto analoga a quella che siamo propensi ad attribuire all’orda primordiale (…). Un’orda sottoposta al dominio illimitato di un maschio forte” (1921=310).
“Fin dall’inizio esistettero due tipi di psicologia, la psicologia degli individui appartenenti alla massa e quella del padre, capo supremo, guida. I singoli componenti la massa erano soggetti a legami, allora come lo sono oggi , ma il padre dell’orda primordiale era libero (…). Noi supponiamo che il suo Io fosse scarsamente legato libidicamente, che non amasse alcuno all’infuori di sè medesimo e che amasse gli altri solo se e in quanto servivano ai suoi bisogni (…). Gli individui appartenenti alla massa hanno bisogno tuttora dell’illusione di essere amati in uguale e giusta misura dal capo, mentre lui, il capo, non ha bisogno di amare alcuno, può avere la natura del padrone ed essere assolutamente narcisistico, eppure sicuro di sè e autosufficiente” (1921:311).
“Il padre primigenio vietava ai proprio figli il soddisfacimento dei desideri sessuali diretti; li costrinse all’astinenza e perciò a quei legami emotivi con lui stesso e fra loro che potevano scaturire dagli impulsi la cui meta sessuale era inibita. Li immise per così dire con forza nella psicologia collettiva. La sua gelosia e la sua intolleranza divennero in ultima analisi la causa della psicologia delle masse” (1921:312).
“Rileviamo la relazione che intercorre tra la costituzione della massa primordiale e l’accorgimento mediante il quale –prescindendo dai mezzi coercitivi- viene tenuta unita una massa artificiale. Nell’esercito e nella chiesa (…) tale espediente è costituito dall’illusione che il capo ami in uguale e giusta misura tutti i singoli. Questa però è soltanto la versione idealistica di come stavno le cose nell’orda primordiale, nella quale tutti i figli si sapevano perseguitati in maniera uguale dal padre primogenio e in maniera uguale lo temevano” (1921:312).
“Ma dalla derivazione della massa dall’orda primordiale ci attendiamo ancora dell’altro” (la spiegazione dei fenomeni di ipnosi e suggestione).
(La prima sembra evocare un) potere misterioso (…) deve essere lo stesso potere che i primitivi reputano la fonte del tabù, la stessa forza che emana dai re e dai capi e che rende pericoloso accostarsi ad essi (mana).
“Attraverso i suo i procedimenti l’ipnotizzatore desta dunque nel soggetto qualcosa del suo retaggio arcaico, qualcosa con cui ebbero a che fare anche i suoi genitori e che egli ha rivissuto individualmente nel rapporto col padre; si tratta della rappresentazione di una personalità straordinariamente forte e pericolosa, nei cui confronti ci si poté atteggiare solo in modo passivo-masochistico, di fronte a cui si dovette perdere la propria volontà, mentre trovarsi soli con essa, –capitarle sotto gli occhi-, dovette apparire un’impresa rischiosissima” (1921:313-315).
“Il capo della massa è ancora sempre il temuto padre primigenio (…); la massa continua a voler essere dominata da una violenza senza confini, è sempre sommamente avida di autorità, ha (…) sete di sottomissione. Il padre primigenio è l’ideale della massa che domina l’Io anziché l’Ideale dell’Io” (Freud S., 1921:315).